Alla scoperta del lago di bracciano

Il territorio attraversato dalla via Clodia, oggi Claudia Braccianese, è un ambiente inatteso in cui unica protagonista è una natura rigogliosa ed un paesaggio suggestivo e quieto che invita ad atmosfere rilassanti. La via fu costruita da un non meglio specificato membro della gens Clodia, con lo scopo di collegare Roma all’area lacuale prima ed ai paesi etruschi dell’area grossetana, come Vetulonia poi. La via non aveva inizio da Roma ma si staccava dalla Cassia, all’altezza de La Storta per poi dirigersi verso il lago di Bracciano, che i Romani chiamavano Sabatinus. Esteso per più di 50 chilometri quadrati all’interno del perimetro di una conca vulcanica, il lago ha delle acque ancora oggi purissime, sfruttate dall’imperatore Traiano per approvvigionare alcune zone di Roma, tra cui la riva destra del Tevere (Trastevere). L’acquedotto fu poi riattivato all’inizio del 1600 per volere del papa Paolo V, che diede il suo nome alla restaurata conduttura. Circumnavigandolo è possibile visitare i tre paesi che graziosamente si affacciano sulle sue sponde. Bracciano, la cittadina più grande, fu la fortezza dei prefetti di Vico e intorno alla metà del ‘400 feudo degli Orsini.

La vita della cittadina gravita intorno alla piazza principale abbellita dalla fontana del Vignola e custodisce la mole del Castello Orsini Odescalchi, superbo esempio di architettura militare e dimora edilizia degli Orsini, al cui interno si conservano le antiche stanze con affreschi di ogni epoca, busti dei potenti signori del castello, oltre ad una raccolta d’armi e finimenti.
Facendo il giro del lungo cammino di ronda, che raccorda le cinque torri cilindriche dal castello, si potrà avere uno splendido colpo d’occhio sul panorama del lago, i monti Sabini ed il Soratte e sulle cittadine di Trevignano e Anguillara Sabazia. Quest’ultima si affaccia, come un grazioso borgo sul lago, con le piccole case che sembrano rincorrersi per raggiungere la parte più elevata. Per gli appassionati il Museo Storico dell’Aeronautica Militare sorge fuori dal paese, in località Vigna di Valle, dove agli inizi del ‘900 era nato uno dei primi aeroporti italiani ed ebbe sede, fino alla seconda guerra mondiale, una stazione per idrovolanti. Trevignano Romano, sorta nel Medioevo, forse sul luogo della cittadina etrusca di Sabatia, conserva un Antiquarium che custodisce i reperti provenienti dalle tombe etrusche scoperte in località Olivetello. Al borgo medievale si accede dalla porta posta a fianco della Torre dell’Orologio, mentre all’interno si staglia la mole della bella chiesetta cinquecentesca dell’Assunta e la chiesa di Santa Caterina, sorta sui resti di un edificio romano, del quale rimangono alcune arcate. Il percorso della via Claudia Braccianese, devia verso ovest in direzione di Manziana sul monte Calvario. Sorto, nel 1500, come centro rurale per accogliere contadini e boscaioli toscani e umbri, il borgo deve la sua notorietà al Monumento Naturale della Caldara di Manziana, che al visitatore sembrerà del tutto simile ad uno scenario dantesco. Il monumento naturale sorge, infatti, su una depressione del vulcano Sabatino, che, a ricordo della sua attività, sprigiona una notevole quantità di anidride carbonica che, risalendo dalle profondità, fa ribollire acqua e fango alla temperatura di 27 °C dando luogo a piccoli geyser.

Poco distante la Riserva Regionale Monterano tutela, con i suoi 1100 ettari di estensione, uno splendido paradiso naturale, testimonianze archeologiche della civiltà etrusca e soprattutto, i ruderi della città abbandonata di Monterano. La città cominciò a spopolarsi sullo scorcio del XVIII secolo a causa della malaria e fu definitivamente abbandonata a favore della moderna cittadina di Canale Monterano, a seguito delle devastazioni operate dalle truppe francesi del 1799. Il borgo si compone dei resti scenografici di un castello, di una chiesa e di uno straordinario acquedotto ad arcate; il tutto è poi avvolto dall’abbraccio verde dell’edera, del caprifoglio e delle chiome sempreverdi dei lecci: la più bella città morta del Lazio e, forse, d’Italia. Il tracciato della via entra quindi nell’area più selvaggia ed affascinante: i monti della Tolfa, massiccio collinare che non supera i 630 metri di altitudine, coperto da una vegetazione diversificata e tipica della Maremma, con boschi di rovere e cerri e pascoli di bovini di razza maremmana.